Quando la morte ti chiama prima di un minimo di preparazione, prima che ti possa rendere conto che la vita è stata breve, prima del possibile, eventuale ”momento giusto”, può succedere di andarsene via con uno strascico di rimpianti e di dolore. Oppure, come Andrea Comand, di lasciare un segno che non cancelli la memoria e un insegnamento che provi a spronare.
Questo meccanico friulano neanche quarantenne è stato annientato dalla malattia. Non aveva figli, ma aveva fondato un’azienda a cui si dava in toto come fa un padre. Ci era arrivato dopo una trafila di sacrifici, gavetta, impegno e dedizione certo che un sogno abbia tutte le carte per concretizzarsi solo se gli si dà un’opportunità vera mettendosi in gioco in prima persona.
Conoscendo bene tutto quello che questa azienda ha comportato e ciò di cui un lavoro come il suo ha bisogno, ha deciso di lasciare la sua impresa ai suoi cinque dipendenti. Una scelta che ha sorpreso tanti, ma che ha incredibilmente messo sul piano della riflessione e dell’emozione di tutti dei concetti che spesso dimentichiamo, come quello della condivisione e dell’esempio, che sono fondamentali per chi voglia alimentare un proprio progetto.
I suoi dipendenti hanno accettato di portare avanti il sogno di Comand garantendogli in qualche modo un orizzonte più esteso, che oltrepassa i limiti di tempo e di spazio. E permettono a un gesto come questo di lanciare un monito a chi si scoraggia e si nasconde dietro al “non è possibile”.