Il ponte delle spie
31 dicembre 2015 | Vita da Agenzia

Il ponte delle spie

L’uomo oltre la Guerra Fredda

by Valentina Chittano
Redazione Metropolitan ADV

Si sente tutto. Il clima della Guerra Fredda è in ogni sguardo, in ogni gesto accennato, trattenuto, temuto. E' il clima dell'attesa, della coesistenza pacifica, ma in realtà carica di tensione. Ci muoviamo tra New York e Berlino, a pochi anni dalla morte di Stalin e con i mattoni del Muro che si impilano, uno dietro l'altro. "Il ponte delle spie" è un film costruito alla perfezione, con la garanzia della regia di uno Spielberg sempre attento ai dettagli e della performance di un Tom Hanks che sembra proprio dipinto negli anni 50. Un po' come il ritratto che di lui fa Abel, la spia russa che difende, da ottimo avvocato qual è.
Il cuore di questa pellicola è tutto nei principi morali che Donovan (Hanks) non vuole schiacciare per logiche che ignorano il valore umano, o comunque lo relegano a ripostigli impolverati.
Non c'è da occuparsi di giustizia, ma da essere giusti. E Donovan si preoccupa veramente del destino del suo assistito dando all'uomo, non al russo o alla spia vera o presunta, l'importanza che merita proprio perché uomo.
"Il ponte delle spie" è un film attuale, ma fa conoscere il passato, aprendo una finestra su un periodo difficile dell'umanità. Ha certamente un ruolo sociale non indifferente e si carica di un messaggio che non si può ignorare: il dialogo può cambiare le cose.
Si tratta di un colossal in cui stupisce come ad emergere siano ammirazione, amicizia e rispetto tra rappresentanti di due angoli del mondo ibernati in determinate convinzioni e sicuri ognuno delle proprie capacità e forze. Il nemico non è per forza dall'altra parte del ponte. Spesso è nei dettami incostituzionali ed egocentrici che travolgono la mente umana, senza razza, senza fazione.
Da vedere.