Datti una mossa…inventane un’altra!
02 settembre 2016 | Vita da Agenzia

Datti una mossa…inventane un’altra!

L’opinione pubblica in rivolta contro il Fertility Day

by Valentina Chittano
Redazione Metropolitan ADV

Puoi scegliere se interpretare un ovulo o uno spermatozoo. L’opportunità è offerta dal game messo in piedi a completamento della campagna del “Fertility Day”. Non provate però a cercarlo per cimentarvi in questa virtuale corsa alla procreazione. Tutti i contenuti web di questo evento sono stati oscurati nel giro di poche ore dal lancio dei messaggi ad esso legati.
La bellezza non ha età. La fertilità sì.
Datti una mossa, non aspettare la cicogna.
Sballato. Dopato. Fumato. Fertile?

Si fa fatica anche solo a riscrivere quelli che dovrebbero essere gli slogan di questa campagna.
Il “Fertility Day” è una giornata dedicata alla sensibilizzazione sul tema della fertilità e sul rischio della denatalità, cioè della diminuzione delle nascite. E’ stata istituita dal Ministero della Salute italiano ed è prevista per il 22 settembre prossimo.
L’opinione pubblica si è ribellata, in particolare ci si è sentiti colpiti su un aspetto personale molto delicato e che non è legato, come invece fanno intendere dal Governo, semplicemente a una moda o a un cattivo stile di vita.
La maternità over 35 ha radici ben diverse nella maggior parte dei casi. Basti leggere alcuni dati Istat: le donne italiane sono tra quelle che meno “fanno figli” in Europa sia per una questione di libertà di scelta, sia per la persistente difficoltà a conciliare famiglia e lavoro. Inoltre le donne italiane sono penultime come tasso di occupazione e la maternità è tra le principali cause di licenziamento.
Detto questo, ciò che lascia particolarmente perplessi e fa riflettere è il limite sottile spesso valicato tra dovere ed etica. Chi ha curato la comunicazione della campagna (non si sa ancora la mente che l’abbia "partorita", ma si conosce chi ha costruito il game, l’agenzia Mediaticamente di Milano) avrebbe potuto aiutare il Ministro Lorenzin a calibrare il tiro? Probabilmente sì. Questione di buon gusto, questione di professionalità. Questione di saper dire no quando non si sposa un’idea o un progetto, senza farsi affascinare dal compenso (113mila euro) di un lavoro che, al di là di tutto e tutti, rischia di non lasciare nulla a livello di soddisfazione. A meno che il bisogno di “far parlare” non superi qualsiasi regola deontologica, di delicatezza e di rispetto.
Il Ministro della Salute Lorenzin ha modificato il tiro, annunciando su Twitter: “La campagna non è piaciuta? Ne facciamo una nuova”. Basta davvero così poco per uscirne puliti?